Ogni tanto ho bisogno di ricordarmi che ai limiti del commerciale (ai limiti, si badi, ai confini, alle periferie) esiste davvero qualcosa di simile ad una vocazione artistica, ad un fare musica non solo per arricchire di CD la crosta terrestre e di soldi i produttori, ma anche per stare bene con se stessi e comunicare agli altri un bel pensiero, una bella azione, e passare un bel momento. Al di là delle immagini e della civiltà delle immagini, che sfrutta l'esca del suono per fare pesca grossa, ogni tanto esce fuori qualcosa che rassomiglia ad una musica vera. Sono sicuro di non sbagliarmi e sono contento. I mistificatori non prevarranno.
martedì 22 maggio 2007
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