domenica 28 ottobre 2007

Nikolai Kapustin

Prima o poi doveva scapparci un post su Nikolai Kapustin! Approfitto dei minuti regalatimi dall'ora solare per parlarne un po'. Ne sentii parlare la prima volta a Trani diversi anni fa dal maestro Vito Reibaldi. Era realmente infervorato ed emozionato, e gli brillavano gli occhi: "tramite internet ho scoperto un autore russo, misconosciuto, che scrive pezzi classici alla maniera del jazz". In breve, si fece avere le partiture e cominciò a suonare i suoi brani, e alla fine ne uscì pure un bel CD. In rete sono libere e disponibili alcune sue esecuzioni, tra cui consiglio la Toccatina op. 36 e il Preludio op. 53 n. 23. Reibaldi è tra i primissimi pianisti italiani che abbiano esplorato seriamente e con passione questo campo (ricordiamo Andaloro e Levi-Minzi), sulla falsariga di pianisti stranieri di validissimo spessore: primo fra tutti il magico e insuperato Hamelin, ma anche Steven Osborne, il russo Vadim Rudenko, e non per ultimo lo stesso Kapustin, che è un virtuoso di primo livello come possono dimostrare i suoi video caricati su Youtube.

Anche io all'epoca feci una piccola ricerca su Internet, e mi appassionai soprattutto ad una esecuzione, quella di Hamelin che dal vivo mandava in visibilio il pubblico con il finale della sonata n.2. Allora era un po' contorto trovare le sue partiture, ma oggi è molto più facile: ci sono due contatti che le vendono in Italia. Quindi non ci sono più scuse per non suonare questi pezzi, tranne forse la loro estrema difficoltà.

Ciò che lascia un po' allibiti e che rende bella e grande e unica la musica di Kapustin sono soprattutto le grandi contraddizioni, gli ossimori che essa contiene. Innanzitutto il fatto che un russo suoni il jazz. Oggi è strano ma non tanto raro. Ma in tempi di guerra fredda poteva sembrare una specie di bestemmia. Esemplificativo è il video della sua Toccata op. 8: al piano c'è lui, e non Duke Ellington o Thelonious Monk.



Poi il fatto che egli riesca a trascrivere così magistralmente le improvvisazioni in stile jazz, e che queste improvvisazioni abbiano una rigida forma di tipo "classico" (una sonata, un concerto, una toccata, una fuga, un valzer...) e una solida architettura compositiva, di quelle che a... Giovanni Allevi piacciono così poco ma che ai musicisti veri piacciono tanto.

Poi basta guardare i video delle sue esecuzioni: un signore così distinto e mite che riesce a fare una musica selvaggia, quelle dita ciotte che volano sulla tastiera e non mancano mai il bersaglio, per nulla irrigidite dai 70 anni.

Ancora, la mole e la qualità della sua produzione compositiva (date un'occhiata al catalogo opere sul sito ufficiale) comparata alla sua scarsissima presenza nelle sale da concerto. E infine, quel velo di malinconia, quella nebbia grigia che condisce sempre la musica dei russi, ma che in questo caso stride tenacemente con la spensieratezza e l'allegria del sincopato e dei ritmi travolgenti.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Impressionante il video della Toccata op.8..! Complimenti per il dettaglio con cui affronti i tuoi post,davvero un bel blog che offre ottimi spunti di riflessione! Ale

Anonimo ha detto...

Ho ascoltato il pianista Vito Reibaldi: davvero strepitoso! la musica di Kapustin è un nuovo termine di paragone nel firmamento pianistico contemporaneo
Ely

pianojazz ha detto...

grazie per aver parlato di kapustin.
ho iniziato a creare una pagina su wikipedia, ti sarei grato se l'arricchissi.
Spero di poterti contattare per poter parlare di questo pianista eccezionale e di altri ciao

Framaulo ha detto...

Ciao Pianojazz! Puoi scrivermi a framaulo@gmail.com

Ho dato uno sguardo alla pagina, ma mi sa che hai sbagliato perché l'hai intestata a "Kapustin" e non a "Nikolaj Kapustin" :-) Quindi bisogna rifarla. La cosa migliore è tradurre la voce inglese, per poi aggiungere contenuti nuovi.

Ciao

Fra