giovedì 9 ottobre 2008

Sinestesie

A volte la Musica strumentale può essere così potente da evocare immagini, situazioni, scenari, addirittura odori e sapori e "sensazioni cutanee", senza l'ausilio delle parole e del testo. Tutto questo icastico potere è probabilmente mediato da strani meccanismi cerebrali, che sarebbe bello studiare da un punto di vista neuromolecolare. Farò solo due esempi, per brevità.

Le prime battute della Passione secondo Matteo mi disegnano dinanzi agli occhi il cielo nero che precede una tempesta. Un buio pesto, cupo e terribile, ieratico e ineluttabile. Un luogo che non esiste se non nei nostri timori più reconditi, e che prelude in maniera magnifica e del tutto coerente alla storia della Passione di Cristo.


Nell'Ouverture del Flauto Magico (opera nota per i suoi simbolismi esoterici) c'è un passaggio, immediatamente dopo i tre famosi accordi in mi bemolle maggiore (cosiddetti accordi massonici), che mi mette angoscia esistenziale, solitudine, paura, e brividi di freddo. Un freddo profondo, un freddo dell'anima, che non so descrivere altrimenti. Sento le tre sferzate dell'aria gelida che proviene da Lucifero (49-52):

Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:
quindi Cocito tutto s'aggelava.

Ecco il passaggio nell'esecuzione di sir Georg Solti con i Wiener Philharmoniker (1991). In particolare, a partire da 0:39.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

help me.

Anonimo ha detto...

L'unico prof di musica che ho avuto ci faceva ascoltare musica classica e disegnare le immagini che evocava. A parte questo, capita spesso anche a me di associare sensazioni e ricordi ai suoni!